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Cronaca

Tra cinema e letteratura: intervista a Diego Pierini

Giovedì Diego Pierini, giovane autore cinematografico anconetano, presenterà il suo ultimo libro "SubLimen" presso la Mole Vanvitelliana alle ore 19:30. L'abbiamo intervistato sulla sua esperienza artistica e non solo

Diego Pierini è un ragazzo anconetano che fin da piccolo ha sempre coltivato molte passioni: su tutte il cinema, ma anche la musica e la scrittura. Il suo sogno più grande è sempre stato quello di fare lo sceneggiatore nell’ambito cinematografico ma lui non ha mai rinunciato alle altre passioni e ha sempre cercato di tenere i piedi in due staffe: durante il periodo liceale si è dedicato alla musica, cantando in una band e scrivendo recensioni musicali per il giornalino della scuola. A 19 anni se ne è andato da Ancona per studiare filosofia a Firenze e sono proprio gli anni universitari quelli lo hanno portato alla svolta. A 23 anni, con un blocco di articoli e scritti propri fino a quel momento lasciati nel cassetto, è andato al Festival del cinema di Venezia, con il preciso obiettivo di far leggere i propri lavori a quanti più professionisti dell’ambito cinematografico possibile. E’ lì che Diego ha conosciuto Claudio Masenza (famoso giornalista cinematografico) che, dopo aver letto i suoi scritti, gli ha proposto di andare a Roma per fare una prova in una redazione cinematografica. Ha avuto così inizio un percorso che lo ha portato ad essere oggi uno degli autori del programma “Parla con me”, condotto da Serena Dandini.

Giovedì Diego Pierini, in arte Diego K. Pierini, presenterà il suo terzo libro “SubLimen”, presso la Mole Vanvitelliana alle ore 19:30. Noi l’abbiamo intervistato:

Diego come si fa a trasformare la passione in professione?

“Io sto cercando di trasformare la mia passione in qualcosa. Avendo molte passioni differenti negli anni ho riconosciuto che il mio vero talento, più che qualche specifica capacità tecnica, è probabilmente la caparbietà nel mettermi alla prova in tanti campi. Fin dall’adolescenza ho capito che mi piaceva fare tante cose e che volevo confrontarmi con tanti diversi campi dello scibile umano. Nella mia professione il difficile è riuscire a confrontarmi con cose diverse: provare a raggiungere un livello professionistico nell’editoria, nella musica, nel cinema. A livello televisivo ho fatto i primi passi da professionista perchè riesco ad avere un lavoro che quanto meno mi consente di pagarmi l’affitto. Credo che sia importate riuscire ad individuare presto non solo le proprie passioni, ma anche le proprie capacità reali e trasformarle in qualcosa di solido”.

Diego che rapporto ha Ancona con la cultura cinematografica, lo spettacolo e in generale con l’arte?

“Ci sono delle cose che non posso giudicare perché comunque ho vissuto Ancona nella fase adolescenziale. Quello che ti posso dire è che la mia impressione è che Ancona sia una città che ha sempre avuto all’interno delle eccellenze. Soffre, e continuerà a soffrire molto, di gravi difetti di provincialismo, nel senso che purtroppo tende ad avere un interesse a raggiungere una stabilità, cosa che esclude quel minimo di incoscienza e ambizione che è necessaria per porsi degli obiettivi fuori confine. Un’altra cosa che ho sempre visto è una scarsa attenzione ai progetti sulla base degli obiettivi: bisognerebbe investire in progetti di ampio respiro e questo si fa meno perché si privilegia la stabilità.”

Parliamo del tuo ultimo libro: di che cosa parla “SubLimen”?

SubLimen-2Questo è il mio primo libro di narrativa. E’ edito da Ensemble che è questa casa editrice di Massimiliano Coccia, un ragazzo di 27 anni che ho molto apprezzato perché da parte sua ha deciso di scommettere su di me e sui miei racconti, senza troppa burocrazia e, in 6 mesi, è riuscito a portare il lavoro ad essere realtà. Il libro è una raccolta di racconti, sono circa 15 racconti e non hanno una continuità, il tema comune è un po’ sintetizzato dal titolo che è SubLimen. Questa parola richiama sia il concetto di sublime, come nel caso dello sturm und drag tedesco, il bello che in realtà non è bello ma è sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di troppo grande per essere compreso. Dall’altra parte Sub-Limen si focalizza sul concetto di “sotto soglia”, la soglia di cui parlo nel titolo è la soglia della realtà. Quindi le due parti che vengono ripercorse nel libro sono questa ricerca empiristica e l’idea di scavare sotto la prima impressione della realtà. Ognuno di questi racconti descrivono delle impressioni del reale che ad un certo punto vengono smentite e demistificate, non sono storie classiche perché molto spesso sono squarci di quello che la realtà sembra offrirci.”

Un libro unico nel suo genere potremmo dire? Anche se forse già parlare di genere è fuorviante.

“L’impianto tematico tocca la letteratura pulp, momenti fantascientifici, parti grottesche e qualcosa di splatter. Avendo questi temi ho voluto usare una ritmica che è uno stile ritmico pop, con impennate chiare e rallentamenti. Però ho cercato di non utilizzare un linguaggio pop,  ma sono andato in completa controtendenza, cioè utilizzando un linguaggio aulico, termini arcaici, uno stile un po’ barocco. Tra l’altro la tipicità del libro sta in due racconti. Il primo è “il compagno perduto”, che ha dato vita ad un film di 25 minuti interamente fatto da tutti operatori marchigiani e anconetani, i cui interni sono stati girati a Pesaro e gli esterni tutti alla Mole Vanvitelliana di Ancona. L’altro racconto “alla velocità della luce” ha dato vita ad una canzone intitolata “Lightspeed Summer” che uscirà in un cd a Settembre, la canzone è del gruppo di cui faccio parte che sono i Lost Breath, anzi vi invito a visitare la pagina facebook della band. Insomma il libro fa parte di un trittico: libro, disco e film che hanno dei rimandi incrociati l’uno con l’altro e fanno parte dello stesso progetto artistico.”

 

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