rotate-mobile
Cronaca Passetto

Passetto: la Corte d’Appello assolve i “grottaroli” e condanna il Comune

La Corte d'Appello ha respinto il ricorso di Palazzo del Popolo e assolto i quindici "grottaroli" del Passetto perché "il fatto non sussiste". Il Comune dovrà pagare le spese processuali

La Corte d’Appello ha respinto il ricorso di Palazzo del Popolo e assolto i quindici “grottaroli” del Passetto dall’accusa di aver illegittimamente occupato un bene comunale, prosciogliendoli perché “il fatto non sussiste”. Le motivazioni della sentenza non si conoscono ancora, ma quello che si sa è che i giudici di secondo grado hanno anche condannato il Comune, costituitosi parte civile, a pagare le spese processuali.

L’ACCUSA. Come ricostruisce oggi il Messaggero la Procura generale aveva chiesto per ciascuno dei 15 la condanna al pagamento di 200 euro di multa, pena limitata da alcune attenuanti come ad esempio la tolleranza trentennale delle istituzioni pubbliche ed in modo particolare del Comune.
L'accusa aveva sostenuto che la zona fosse patrimonio pubblico e che l'occupazione, iniziata tra gli anni 40 e 50, fosse abusiva.

LA DIFESA. Gli avvocati Tomassoni, Nepi, Giorgetti e Tartuferi hanno contestato l’impianto accusatorio esibendo, fra l’altro, un articolo pubblicato a gennaio dal mensile Bell'Italia che elencava le grotte tra le bellezze da apprezzare nel capoluogo marchigiano.

LA SENTENZA PRECEDENTE. Già la sentenza di primo grado, emessa dal giudice monocratico Vinicio Cantarini, aveva dato ragione ai 15, scagionandoli perché il fatto non costituisce reato.
Il giudice aveva anche rilevato come il Comune avesse nel corso degli anni adottato una serie di comportamenti “volti ad ingenerare nell’originario possessore come in quelli successivi la convinzione dell’assoluta legittimità nel possesso”, fra i quali innanzitutto il rilascio di apposita licenza edilizia ai tempi della realizzazione stessa delle “grotte”;  l’incasso di somme per il condono/sanatoria delle opere; la regolarizzazione e formalizzazione delle richieste di accatastamento (individuando le grotte con un numero civico); l’incasso dell’ICI dei “grottaroli”; il permesso – di fatto – di realizzazione di opere di allacciamento per fornitura di luce e d’acqua (quando il servizio era ancora gestito direttamente dall’acquedotto comunale); e infine con il dialogo diretto con le associazioni dei grottaroli, individuate come referenti principali per le problematiche relative all’utilizzo, manutenzione e godimento pubblico delle circostanti aree, costituendo anche con esse la “Passetto srl” a capitale misto.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Passetto: la Corte d’Appello assolve i “grottaroli” e condanna il Comune

AnconaToday è in caricamento