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Cronaca

La Corte dell'Aja arriva ad Ancona, avvocati a lezione da Cuno Tarfusser

Siamo orgogliosi di questa iniziativa nell'ambito di una serie di incontri che faremo e che culminerà proprio con la visita alla Corte Penale Internazionale» ha spiegato l'avvocato Tommaso Rossi

«Solo a leggere le accuse ti vengono i brividi, in anni come pubblico ministero pensavo di aver visto tutto il male possibile ma la Corte Penale Internazionale è un pozzo senza fondo». A parlare a circa 70 avvocati anconetani è Cuno Tarfusser, giudice della Corte dell’Aja. L’incontro di questo pomeriggio in Tribunale è stato organizzato dall’associazione culturale Fatto & Diritto. Una lezione di diritto internazionale fatta non solo con teoria e cartelli luminosi, ma anche con racconti di esperienza diretta e spesso di tragedie. «Ricordo di aver sentito una signora in incidente probatorio che ha avuto un attacco quando ha dovuto spiegare come è stata costretta a uccidere la nonna a bastonate, ma negli atti che arrivano alla Corte Penale c’è anche gente bruciata viva o episodi di cannibalismo». Prima il saluto affettuoso con l’ex Procuratore Capo di Ancona Vincenzo Luzi, con cui Tarfusser ha lavorato agli esordi della carriera. Poi l’intervento di circa un’ora davanti ai legali. Il magistrato altoatesino ha spiegato storia, mandati e struttura della Corte Penale Internazionale che, precisa più volte «è appunto una corte penale e non una corte per i diritti dell’uomo, anche se spesso questa differenza è difficile da far capire». Tra le principali differenze con il sistema penale italiano, spiega Tarfusser, ci sono gli elementi costitutivi del reato. «Perché un crimine diventi internazionale, e quindi di nostra competenza, non c’è bisogno solo dell’elemento oggettivo e soggettivo, ma anche di quello contestuale».

Esempi pratici toccati con mano dallo stesso Tarfusser: «Ho due imputati del Darfour accusati di crimini di guerra per l’aggressione a una caserma di Caschi Blu, che per definizione della Convenzione di Ginevra sono neutri. Gli imputati- racconta il giudice- hanno rivendicato cosa avevano fatto. Discorso chiuso? No, affatto. Loro si sono difesi dicendo che tra i componenti di quel compound di Caschi Blu c’erano infiltrati di Al-Bashir. Se questo verrà fuori a livello probatorio non si tratterebbe più di un crimine internazionale e uscirebbe fuori dalla nostra giurisdizione». Il prossimo 29 giugno alcuni avvocati anconetani visiteranno la Corte Penale Internazionale e assisteranno a un’udienza che, davanti allo stesso Tarfusser, vede imputato l’ex presidente della Costa d’Avorio Laurent Gbagbo. A fare da tramite con il magistrato è stato il legale anconetano Mary Basconi, che collabora con il defence team del generale Ratko Mladic, imputato per crimini contro l’umanità nella ex Jugoslavia. «Essendomi avvicinata a questo ambiente ho avuto l’opportunità e l’onore di conoscere alcuni giudici, tra cui il dottor Tarfusser che ho invitato con entusiasmo». «L'incarico di Tarfusser all'Aja è un orgoglio per tuta l'Italia. Siamo orgogliosi di questa iniziativa nell’ambito di una serie di incontri che faremo e che culminerà proprio con la visita alla Corte Penale Internazionale» ha spiegato l’avvocato Tommaso Rossi, presidente di Fatto & Diritto. Il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ancona, Serenella Bachiocco, ha annunciato nel suo intervento che «il nostro Consiglio sta istituendo sezioni e studi che riguardano nello specifico il tema dei diritti umani, oggi tanto vituperati».

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