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Cronaca

Il Coronavirus aumenta la mortalità ad Ancona, quasi +50%: tutte le statistiche

Un'analisi nazionale dell'Istat e dell'Iss (Istituto superiore di sanità) ha suddiviso le province italiane per diffusione del Coronavirus

Un'analisi nazionale dell'Istat e dell'Iss (Istituto superiore di sanità) ha suddiviso le province italiane per diffusione del Coronavirus. Quella di Ancona si trova nella “serie A” di questa classifica, vale a dire nella tabella delle 37 province “ad alta diffusione”, anche se non tra le prime. 

Ancona e il confronto con le Marche: regione divisa in 2

Ancona è infatti al 26° posto per livello di contagio. Il nostro territorio sembrerebbe essere su un a terra di mezzo in cui il contagio è arrivato, con numeri più confortanti rispetto le provincie più a nord lungo la fascia costiera adriatica (Pesaro-Urbino ha visto crescere i decessi del 120%, mentre la provincia di Rimini nell'analisi dell'Istat e dell'Iss ha avuto un incremento del 68,2% del suo tasso di mortalità), ma sicuramente peggiori rispetto la parte sud delle Marche, con una regione che sembra quasi spezzata in 2. Fatto sta che, sempre secondo la stessa classifica, Ancona ha avuto un aumento della mortalità del 49,4%, cioè il doppio. Molto meglio sono andate le province del sud delle Marche: Macerata, Fermo ed Ascoli non sono neppure nell’elenco delle provincie ad “Alto contagio”. Questo a conferma dell’immagine di una regione divisa in 2. 

Ad Ancona non ci sono stati “morti fantasma”

Nelle aree della Lombardia maggiormente colpite nella fase precoce del contagio (le province di Bergamo, Cremona, Brescia, Lodi etc), in quel decisivo febbraio-inizio marzo di virus che circolava a ruota libera si arriva a stimare che le statistiche ufficiale, per quanto drammatiche, abbiano censito solo la metà dei morti reali per Coronavirus. Lo indica chiaramente il rapporto Istat-Iss che confronta i dati del sistema di sorveglianza del virus con quelli delle morti registrate nelle anagrafi dei Comuni. In Italia dal 20 febbraio fino al 31 marzo, i decessi passano da 65.592 (media periodo 2015-2019) a 90.946, nel 2020. La differenza dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710).Ciò significa che in quelle settimane circa 10mila “decessi fantasma” sono 'sfuggiti' alle statistiche ufficiali, la gran parte di questi in Lombardia. Si tratta di morti che in buona parte non sono stati trattati come malati di Covid, spesso deceduti nelle loro abitazioni con sintomi che sono stati scambiati fino all'ultimo con quelli dell'influenza. Ma tra questi morti ci sono anche i cosiddetti “decessi indiretti”, vale a dire persone non affette da Covid che tuttavia potrebbero non aver ricevuto cure adeguate a causa del sovraffollamento degli ospedali, cure che cioè, a parità di evento, avrebbero avuto normalmente fuori dall’epidemia. E ad Ancona? Questo fenomeno non sembra esserci stato, o perché non c’è mai stata una impennata di contagi come nelle regioni del nord o perché, quando sono iniziati i primi contagi a Pesaro, è calata la saracinesca del lockdown.

Il rapporto sulla mortalità reale da Covid in Italia

Il Rapporto nazionale è stato prodotto congiuntamente dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). L’obiettivo era quello di fornire una lettura integrata dei dati di diffusione dell’epidemia di Covid-19 andando a confrontarli coi dati di mortalità totale acquisiti e validati dall'Istat. Il sistema di sorveglianza raccoglie dati individuali dei soggetti positivi al Covid-19, in particolare le informazioni anagrafiche, i dati su domicilio e residenza, alcune informazioni di laboratorio e altre sul ricovero e stato clinico (indicatore sintetico di gravità della sintomatologia), sulla presenza di alcuni fattori di rischio (patologie croniche di base) e l’esito finale (guarito o deceduto). Per quanto riguarda i decessi, però, si è trovata in molte province del nord una forte diversità tra i decessi registrati all'anagrafe. In particolare, dal rapporto Istat-Iss la diffusione geografica dell’epidemia di Covid-19 si presenta eterogenea: è stata molto contenuta nelle regioni del Sud e nelle Isole, mediamente più elevata in quelle del centro rispetto al Mezzogiorno e molto elevata nelle regioni del Nord. Nonostante il calo dei contagi dovuto alle misure di “distanziamento sociale” intraprese dai primi giorni di marzo, le curve nazionali dei casi diagnosticati e dei decessi hanno iniziato a decrescere solo negli ultimi giorni di marzo. Il morbo colpisce in ugual misura donne e uomini. In Italia il 52,7% dei casi (104.861) è di sesso femminile. L’età mediana è di 62 anni (range 0-100), ma la letalità è più elevata in soggetti di sesso maschile in tutte le fasce di età significative. Nel 34,7% dei casi segnalati viene riportata almeno una patologia cronica presente (una tra patologie cardiovascolari, patologie respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche, patologie oncologiche, obesità, patologie renali o altre patologie croniche). Considerando il mese di marzo, si osserva a livello medio nazionale una crescita del 49,4% dei decessi per il complesso delle cause. Se si assume come riferimento il periodo che va dal primo decesso Covid-19 riportato al Sistema di Sorveglianza integrata (20 febbraio) fino al 31 marzo, i decessi passano da 65.592 (media periodo 2015-2019) a 90.946, nel 2020. La differenza dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710). A causa della forte concentrazione del fenomeno in alcune aree del Paese, i dati riferiti a livello medio nazionale “appiattiscono” la dimensione dell’impatto della epidemia di Covid-19 sulla mortalità totale. Ma andando a scorporare i dati il 91% dell'eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale nel mese di marzo 2020 si concentra nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia, vale a dire il Nord Italia. Nell’insieme di queste province, i decessi per il complesso delle cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo. Se si considera il periodo dal 20 febbraio al 31 marzo, i decessi sono passati da 26.218 a 49.351 (+ 23.133 ); poco più della metà di questo aumento (52%) è costituita dai morti riportati al Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 (12.156)

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