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Cronaca Ripe

Ripe: commerciante sgozzato, gli imputati condannati a 66 anni di carcere

La Corte D'Assise condanna tutti gli imputati per omicidio, ma cade l'aggravante della premeditazione del reato. Testimonianza choc della donna: "Io violentata per giorni in Albania. Non separatemi dai miei figli"

Erano finiti alla sbarra per l'omicidio di Luigi Taurino, imprenditore di 35 anni, sgozzato il 20 ottobre 2011 vicino alla sua casa di via Borghetto a Ripe. Ieri la Corte D’Assise ha condannato tutti gli imputati: S. A., 25 anni di origini albanesi, difesa dall’avvocato Moreno Giaccaglia e accusata di essere la mandante dell’omicidio, è stata condannata a 21 anni di reclusione; M. A., 36 anni di origini albanesi, difeso dagli avvocati Mario e Alessandro Scaloni e ritenuto l'uomo che ha materialmente colpito a morte la vittima, è stato condannato a 23 anni; M. J., 26 anni anche lui albanese, accusato di aver partecipato all’aggressione e difeso dall’avvocato Felice Franchi, è stato condannato a 22 anni. Tutti condannati per omicidio, ma cade l’aggravante della premeditazione. La sentenza è arrivata intorno alla mezzanotte e mezza della giornata odierna, dopo 8 ore di discussione e 4 di camera di consiglio. Alla fine però è arrivata la sentenza da parte dei 6 giudici popolari e i due giudici togati Lorenzo Falco e Francesca Grassi, dopo che il pm Giovanna Lebboroni aveva chiesto l’ergastolo per tutti.

COLPO DI SCENA. Dopo la ricostruzione della pubblica accusa, sono cominciate le arringhe difensive. Interrotte solo da un colpo di scena, quando l’imputata S. A. ha voluto parlare. Con le lacrime agli occhi e la voce rotta, si è rivolta così alla Corte: «Non è giusto che mi si dia della bugiarda. Quando ero in Albania mi hanno picchiata, legata per giorni e violentata. Mi hanno messo in strada e per questo nessuno mi voleva sposare. Per questo sono fuggita in Italia. Quando ho parlato con mio fratello non volevo vendicarmi ma solo confidarmi. Quando ho detto a mio fratello che mi avevano violentata è perché se uno mi mette le mani nelle mutande, per me, visto quello che ho vissuto, è una violenza. La famiglia è quanto di più caro ho al mondo, datemi tutti gli anni che volete ma non mi separate dai miei figli».

DIFESA AVV. GIACCAGLIA. Frasi che la donna ha  voluto dire dopo che il pm Lebboroni, nella sua ricostruzione, aveva calcato molto sul fatto che la ragazza avrebbe “inventato” una violenza sessuale per aizzare i suoi due fratelli contro Taurino. Ma che motivi avrebbe avuto la donna di architettare tutto ciò? Alla base banali litigi tra vicini di casa che, col tempo, sarebbero degenerati quando la vittima avrebbe allungato le mani sull’imputata, che a quel punto avrebbe meditato la vendetta. Accuse totalmente rigettate dall'avvocato Moreno Giaccaglia che ha detto: “Come si può pensare che una persona organizzi un omicidio per motivi di questo genere?”.

DIFESA AVV. SCALONI. A difendere l’uomo che avrebbe materialmente ucciso la vittima, c’era Alessandro Scaloni, che ha sempre ribadito il fatto che il suo assistito non ha mai voluto uccidere. Lui voleva solo sfregiare il viso di Taurino per fargliela pagare dell’affronto fatto alla sorella. Lo testimonierebbe l'arma del delitto: un cutter. «E allora vi chiedo - ha detto Alessandro Scaloni rivolgendosi alla Corte - è più credibile che gli volesse dare una lezione o che avesse premeditato di uccidere con un taglierino?» ha ribadito il legale. Tesi rafforzata da Mario Scaloni: "Chi vuole uccidere taglia e taglia tutto, quel colpo invece voleva sfregiare e lo ha fatto in una zona in cui ha toccato un punto vitale".

DIFESA AVV. FRANCHI. Lui ha tentato di dimostrare come il suo assistito non avesse partecipato alla spedizione punitiva contro il Taurino, sostenendo anche che non era provato quanto dicesse l’accusa, cioè che M. J. avesse usato un bastone per picchiare la vittima. Dubbi dettati anche dalla perizia del pm, dove il medico legale non avrebbe la certezza che le echimosi riportate dal Taurino siano compatibile con un bastone

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