Lavoratori immigrati nelle Marche: sempre meno, più poveri e senza chance: «La Regione? E' sorda»
E’ stata presentata la 32esima edizione del Dossier Statistico Immigrazione 2022 elaborata da Ires Cgil Marche su dati Inps. A livello regionale tutti gli indicatori sono in calo. Le proposte del sindacato per migliorare la qualità della vita occupazionale
ANCONA - Sempre meno e sempre più poveri. Nelle Marche l'8,6% degli occupati è composto da persone straniere. In rapporto alla popolazione è Fermo la provincia con più densità di manodopera straniera (9,7%), ma in termini assoluti il primato va a quella di Ancona con circa 40mila lavoratori stranieri regolarmente registrati. Sono i dati del Centro Studi e Ricerche Idos, con un focus di Vittorio Lannutti (Idos Marche) sulla situazione nella regione e l’approfondimento sulla situazione lavorativa dei migranti. «Dopo la pandemia sono stati loro ad avere più problemi nel mercato del lavoro, per quanto riguarda i redditi ne hanno risentito di più rispetto agli italiani- spiega Lannutti- è fondamentale l'intervento della politica, vedremo cosa farà il Governo nazionale». Stoccata alla giunta Acquaroli: «Da tre anni invitiamo rappresentanti della Regione, ma non solo non si sono mai presentati. Non hanno proprio mai rispoto agli inviti- continua Lannutti- sarebbe una buona occasione per confrontarsi». Le nazionalità più rappresentate sono i romeni tra i comunitari e gli albanesi tra gli extracomunitari. Quest'anno si è registrata una impennata di ucraini, con gli arrivi a causa della guerra, e tanti sono i nordafricani. Dall'Asia, la maggiorparte sono cinesi. Gli stranieri sono maggiormente presenti nel settore dei servizi alla persona, industria ma ultimamente rende sempre più piede l'impiego nella logistica: «Ce ne sono sempre di più, in varie forme e lì sta venendo fuori il problema di gravi forme di sfruttamento. Si è fatto molto, ad esempio nel mondo dell'agricoltura, ma nella logistica c'è molto da fare».
I dati
La popolazione migrante rappresenta l’8,6% della popolazione marchigiana (dal 9,7% di Fermo al 6,7% di Ascoli Piceno) ,in prevalenza di genere femminile e in una fascia di età prevalentemente tra i 30 e i 44 anni. Su un totale di 127.606 residenti stranieri, 97.076 sono cittadini non comunitari, che richiedono il permesso di soggiorno principalmente per ricongiungimento familiare. L’8,9% degli occupati sono stranieri, così come il 10% delle imprese regionali. Dunque un dato che delinea un calo della presenza di migranti sul territorio.
Le proposte del sindacato
Secondo Rossella Marinucci, segretaria della Cgil Marche: «I dati elaborati dall’Ires Cgil Marche confermano la diminuzione costante del numero dei lavoratori migranti dipendenti e l’acuirsi delle diseguaglianze: i lavoratori migranti si occupano solo in alcuni settori, principalmente quello agricolo, con qualifica operaia per l’85,8% dei casi e con retribuzioni medie annue, nel settore privato, pari a 12.517 euro all’anno, ossia il 28% in meno della retribuzione media dei dipendenti italiani dello stesso settore». L’accoglienza offerta ai profughi ucraini non si è estesa ai migranti forzati di altre nazionalità, spesso provenienti da conflitti non meno sanguinosi, che sono rimasti oggetto di preclusioni e pregiudizi. La presenza dei migranti vive un inserimento sociale ancora subalterno ». Soluzione? «Valorizzazione delle competenze, percorsi di inserimento come per tutti i disoccupati a prescindere dalla provenienza e un mondo del lavoro che apra alla possibilità di crescita- continua la Marinucci- per gli stranieri occorre anche il riconoscimento delle competenze acquisite nel proprio Paese». Chiusura sul fenomeno del caporalato: «Sono i migranti i più soggetti allo sfruttamento, perché se non esiste un sistema pubblico e garantito in grado di dare opportunità, queste persone diventano vittime di chi offre loro un tetto sopra alla testa. Tutto, però, in modo illegittimo».