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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Grida di piacere, non erano semplici massaggi. Donna a processo per favoreggiamento della prostituzione

E' in corso al tribunale di Ancona il procedimento per una 57enne cinese che avrebbe dato ad una connazionale un locale preso in affitto dove si consumavano rapporti sessuali con la clientela

ANCONA – Dovevano essere massaggi in grado di curare la cervicale, l'emicrania, la tensione muscolare. Un piacere per il corpo sul quale però si sarebbe andati anche oltre. Il sospetto era venuto inizialmente ad una negoziante la cui attività confinava proprio con quella del centro massaggi cinese, aperto in corso Carlo Alberto a dicembre del 2017. I due negozi erano separati solo da un muro di cartongesso e nemmeno la musica ad alto volume, che veniva messa per coprire, avrebbe insonorizzato le urla di piacere per rapporti sessuali orali. A smascherare il centro sono stati gli agenti della sezione giudiziaria della polizia locale, in un blitz fatto il 18 dicembre di sei anni fa. A ricevere la clientela c'era una 40enne, cinese, che oltre al massaggio decontratturante offriva anche altri tipi di massaggi che terminavano con il cosiddetto “happy ending". Per la presunta attività di prostituzione fu denunciata la titolare del contratto di affitto del locale, una 57enne, anche lei cinese, che aveva dato alla connazionale la possibilità di lavorare nell'immobile preso in locazione da lei. La 57enne è a processo per favoreggiamento della prostituzione ed è difesa dall'avvocato Francesco Mantella. Cinque mesi prima la stessa cinese era finita nei guai per un centro massaggi a luce rossi scoperto dai carabinieri, a Marcelli di Numana. Per quella vicenda ha già patteggiato.

Per i fatti di Corso Carlo Alberto il dibattimento è ancora in corso e oggi sono stati sentiti diversi testimoni, la negoziante che ci lavorava accanto, un agente della polizia giudiziaria che ha svolto le indagini e diversi clienti che hanno ammesso di aver pagato la prestazione sessuale orale. Le tariffe, stando alle accuse, andavano dai 30 ai 70 euro. Un cliente ha riferito in aula, davanti al giudice Corrado Ascoli, che all'appuntamento aveva trovato solo una cinese. «Mi disse di non fare rumore durante il rapporto» ha detto il teste confermando che aveva pagato poco prima 50 euro per il “servizio”. L'agente di pg che ha testimoniato oggi invece si era finto cliente all'epoca dei fatti e ha riferito come la ragazza con cui aveva preso appuntamento era stata molto esplicita nel fargli capire che avrebbe fatto anche un rapporto orale con lui. In aula è stato sentito anche il proprietario dell'immobile che ha detto di non sapere che la cinese faceva la prostituta. A lui aveva garantito che avrebbe fatto massaggi. Prossima udienza il 23 ottobre per discussione e sentenza. 

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