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Cronaca

Caos Tari, Cna: «Basta attese, bisogna razionalizzare il servizio»

Secondo le stime della Cna, il costo generale del ciclo dei rifiuti nella provincia di Ancona è di circa 60 milioni euro/anno

Tari: una tassa sempre nella bufera. L’esercito delle imprese italiane l’ha definita, già da tempo, una  “tassa iniqua ed illegittima”. Ora, la questione sulla quota variabile, ovvero quella che interessa garage, cantine, solai, sta agitando di nuovo le acque.

«Il tema vero – dice la Cna dorica – è la riduzione del costo della raccolta». Secondo le stime della Cna, il costo generale del ciclo dei rifiuti nella provincia di Ancona è di circa 60 milioni euro/anno: il 70% assorbito dall’attività di raccolta e trasporto (di cui il costo del personale ammonta a circa 30 milioni) ed il restante 30% dal trattamento. «Occorrerebbe pertanto agire a monte del problema – dichiara Marzio Sorrentino, responsabile sindacale Cna Territoriale Ancona – e ridurre i costi del servizio per poter giungere ad una diminuzione della tassa. Da anni diciamo che l’unica strada percorribile è quella del recupero e riciclo, ma bisogna accelerare i tempi sulla riorganizzazione del servizio, di cui si parla da tempo, e concentrarsi quindi sulla semplificazione e sulla razionalizzazione. Le amministrazioni locali devono pertanto procedere speditamente verso la costituzione di una sola società pubblica che gestisca l’intero ciclo dei rifiuti provinciale per guadagnare in efficienza e ridurre i costi. Stimiamo che possa essere così risparmiata una parte importante, da subito, sui costi generali che ammontano a circa 6 milioni e mezzo di euro all’anno».

«A tal proposito la Cna riconosce – continua Sorrentino – il buon lavoro svolto dalla Giunta Mancinelli che si è messa subito all’opera verso il gestore unico. Così facendo, i Comuni avrebbero infatti meno problemi a coprire i costi del servizio e potrebbero evitare di incappare in situazioni assurde come quella venuta alla ribalta in questi giorni. Ricordiamo inoltre che le imprese pagano la tassa due volte, a causa di una diffusa applicazione illegittima della Tari. In effetti le imprese pagano già a norma di legge lo smaltimento di tutto quanto producono subendo il divieto assoluto di conferire in discarica, ma poi sono costrette a versare anche la quota comunale di Tari. Uno “scherzetto” che alle imprese costa la bellezza di oltre un miliardo di euro in un anno».

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