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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

La cannabis non era light, tremano gli shop: perquisizioni e sequestri tra Macerata e Ancona

Si chiude un'indagine su una catena di vendita della così detta cannabis light dietro la quale si celava un vero e proprio giro di spaccio di droga, proprio nel giorno in cui il CSS si è espresso sulla pericolosità della vendita dei prodotti negli shop

Proliferano i locali dediti alla vendita di prodotti a base di cannabis con una quantità di Thc superiore a 0,2% ma inferiore a 0,6%, cioè la così detta cannabis light resa legale dalla legge 242/2016 sulla coltivazione e la filiera della canapa. Un aumento di attività su cui la Procura di Macerata ha voluto indagare, delegando le attività agli agenti della Squadra Mobile di Macerata che, guidati dal capo Maria Raffaella Abbate, hanno chiuso 2 negozi del circuito Grow-Shop nella provincia maceratese, arrivando fino al capoluogo dorico. Ad Ancona infatti i poliziotti hanno dato il via ad una serie di perquisizioni nei negozi dediti alla vendita di cannabis e negli appartamenti di commessi e titolari. Un caso su cui anche la Procura di Ancona sta indagando visto che sulla scrivania del Procuratore Capo Irene Bilotta c’è un fascicolo aperto per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Già, perché secondo gli inquirenti, di spaccio si tratta, anche se la catena di vendita si occupa generalmente di vendita di prodotti a base di cannabis come infiorescenze, resine ed olii estratti dalla stessa pianta, commercializzati o, comunque pubblicizzati, come sostanze lecite e di libero acquisto. Per questo la Squadra Mobile maceratese ha avviato una serie di riscontri per verificare l’eventuale pericolosità delle sostanze pubblicizzate e vendute, con particolare riferimento alla marijuana light. Dei moltissimi negozi specializzati, circa 650 in tutta Italia, l’attenzione è stata rivolta a 2 esercizi commerciali presenti a Macerata, di cui uno in periferia e l’altro in pieno centro storico. Poi c’è il 3° negozio di Ancona della stessa  catena del maceratese. Tutti comunque in possesso di regolari autorizzazioni amministrative rilasciate per la commercializzazione di prodotti per vivai e derivati dalla lavorazione della “Cannabis Sativa L”.

L’indagine e i sequestri

In un primo momento gli investigatori hanno controllato alcuni giovani che avevano appena acquistato prodotti venduti negli esercizi commerciali posti sotto osservazione. Sono così scattati una serie di sequestri per poi effettuare le analisi al Gabinetto Provinciale della Polizia Scientifica della Questura di Macerata. L’esito? Positivo in quanto la stessa risultava essere vera e propria sostanza stupefacente. Dunque i clienti, giovani e giovanissimi, erano convinti di comprare un prodotto “sicuro” quando invece si sarebbe trattato di vero e proprio stupefacente. Ragazzi, giovani e minorenni. Tutti clienti abituali, in alcuni casi anche in lista di attesa per l’acquisto di piantine di marijuana da poter coltivare direttamente a casa loro proprio perché vendute con certificato attestante il basso contenuto di THC. Ecco perché, nel corso delle perquisizioni, estese anche all’abitazione del titolare e dei dipendenti dei negozi, sono state sequestrate centinaia di confezioni dei tre tipi di prodotto risultato essere marijuana e altra merce che dovrà essere sottoposta ad analisi al fine di stabilirne l’esatta natura.

I risultati sul THC e l’accusa di spaccio

A confermare i sospetti investigativi sul fatto che dietro gli shop si celasse una vera e propria attività si spaccio di sostanze stupefacenti, anche i risultati delle analisi dell’Istituto di Medicina Legale e Tossicologia Forense dell’Università di Macerata, dove è emerso come la sostanza già controllata dalla Scientifica fosse vera marijuana, con principio attivo addirittura di 0,6%. Da quei le accuse al titolare della catena commerciale: spaccio di sostanze stupefacenti. E, a seguito del decreto di sequestro delle sostanze stupefacenti presenti nei rispettivi esercizi commerciali riconducibili all’indagato, i blitz e le perquisizioni ancora in corso d’opera nei negozi e nelle case di dipendenti con la funzione di addetti alla vendita dei prodotti.

La chiusura dei negozi 

Gli inquirenti sono dunque convinti che dietro quegli scontrini su cui c’era scritto “terriccio” o “prodotto tecnico per ricerca e collezionismo”, si celava la vendita alla luce del sole di droghe. Una consapevolezza del tutto estranea ai ragazzi, convinti di consumare tutt’altro. Per questo il Questore di Macerata Antonio Pignataro, al fine di tutelare la salute dei consumatori ignari, ha disposto la chiusura temporanea dei negozi di Macerata, mentre sono in corso ancora perquisizioni nell’anconetano.

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