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Cronaca

Bimba sequestrata in casa e madre costretta a prostituirsi: arriva la prima condanna

Una condanna parziale e due rinvii a giudizio. L’avvocato Filippo Paladini ha annunciato ricorso in Corte d'Appello per il suo assistito: «Ricostruzione contraddittoria»

Una bambina sequestrata dentro casa mentre la madre veniva stuprata e costretta a prostituirsi. L’agghiacciante tesi accusatoria nei confronti di un 59enne rumeno e dei suoi due figli è stata parzialmente accolta dal gup Paola Moscaroli. L’uomo è stato condannato nel processo con rito abbreviato a 2 anni e 2 mesi per l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione mentre è stato assolto dal reato di sequestro di minore a scopo di estorsione. Rinviati a giudizio i suoi figli di 31 e 23 anni, che secondo l’accusa erano coloro che stupravano, picchiavano e costringevano la 24enne a prostituirsi. Per entrambi, assistiti d’ufficio dall’avvocato Eugenio Tummarello, non è stato possibile accedere a riti alternativi perché da tempo risultano irrintracciabili. Per loro, accusati anche di violenza sessuale aggravata, è comunque stata fissata la prima udienza davanti alla Corte d’Assise il prossimo 24 maggio. 

La giovane rumena ha sostenuto davanti agli inquirenti di essere arrivata ad Ancona nel 2016 con la speranza di trovare un lavoro insieme a un futuro migliore per la figlia che allora aveva appena 1 anno e mezzo. I tre connazionali, conosciuti via internet, avrebbero dovuto aiutarla ma quella mano tesa era solo l’inizio dell’incubo. La donna ha raccontato di essere stata costretta a prostituirsi e ogni tentativo di ribellione veniva schiacciato dai due fratelli con botte e violenze sessuali. Non solo. La 24enne ha anche raccontato di aver saldato la stanza d’albergo a due clienti, un gesto che avrebbe scatenato l’ira dei fratelli e che avrebbe pagato con dei pugni al volto insieme all’ennesima violenza sessuale. Dopo averle requisito i documenti i due, secondo la ricostruzione, hanno segregato la figlia  in un appartamento sotto la sorveglianza del 53 enne. 

Quest’ultima tesi, formulata dal pm Mariangela Farneti, è stata respinta dal giudice: «Il mio assistito è stato assolto dall’accusa più grave- ha commentato l’avvocato Filippo Paladini, legale del 53enne- ma comunque ricorreremo in Appello». Il difensore infatti contesta l’intera ricostruzione accusatoria che si baserebbe esclusivamente sulle dichiarazioni della 24enne ritenute contraddittorie: «In sede di incidente probatorio la donna ha reso dichiarazioni discordanti che non legittimano neppure la condanna per il capo d’imputazione restante, come ad esempio il fatto che lei dichiarò di essere tornata per un periodo in Romania e poi di nuovo in Italia nonostante le violenze subìte».
 

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