rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Senigallia

Migranti col sogno di un permesso di soggiorno, sfruttati a meno di 5 euro l’ora

I braccianti venivano immessi nel rullo del caporalato attraverso il passaparola e una sorta di clientelismo tutto interno alla rete etnica

Migranti in cerca di una nuova vita, in viaggio dal Pakistan alla provincia anconetana, convinti che quelle condizioni di lavoro fossero soltanto un passaggio obbligato e temporaneo prima di un vero futuro in Italia. Per questo si rendevano disponibili a lavorare nei campi a una paga misera, dalla quale i loro presunti sfruttatori avrebbero anche tolto ulteriori soldi, per il vitto, l’alloggio ed eventuali spese di trasporto sui luoghi di lavoro. Alla fine, nelle loro tasche restavano meno di 5 euro all’ora. Così vivevano circa 30 pakistani che, sotto il giogo di 2 connazionali, erano entrati nel racket del caporalato a Senigallia. 

Il blitz della polizia nella casa dei braccianti

Fino a qualche giorno fa, quando gli agenti della Squadra Mobile di Ancona, guidata dal capo Carlo Pinto, sono arrivati nella “casa” in cui i vari braccianti vivevano insieme (GUARDA IL VIDEO). Tutti “incastrati” nel sottotetto di un locale semi-diroccato in condizioni igieniche e sanitarie alquanto precarie. Secondo l’indagine durata altro un anno, dal 2019 al 2020, a cui hanno preso parte anche i poliziotti del commissariato di Senigallia, a gestire le file dello sfruttamento del lavoro erano due soci pakistani di 55 e 25 anni regolari in Italia, rispettivamente titolare e cogestore di una sorta di agenzia interinale, il cui compito era quello di rintracciare manodopera da mandare nei campi a raccogliere frutta e ortaggi per conto di imprese terze. Da parte di queste i documenti erano tutti in regola perché figuravano paghe e orari in regola con il contratto collettivo nazionale. Ma la realtà sarebbe stata ben differente: in busta paga, veniva riportato un monte ore inferiore a quello effettivamente svolto dai lavoratori, omettendo le effettive giornate di lavoro nel Libro unico dipendenti.

Caporalato a Senigallia, il blitz della polizia mette fine alla schiavitù | VIDEO

Dal Pakistan all'anconetano 

I braccianti venivano immessi nel rullo del caporalato attraverso il passaparola e una sorta di clientelismo tutto interno alla rete etnica che convinceva alcuni migranti a partire dal Pakistan, per arrivare a lavorare a Senigallia, con la chimera di un permesso di soggiorno e la possibilità di avvicinarsi a qualche parente che, nel frattempo, ce l’aveva fatta. 

Polizia nella casa del caporalato a Senigallia

Il ricatto per soggiogare i braccianti 

In realtà per le vittime del sistema dei due pakistani, non c’era scampo, anche perché, sempre secondo quanto ricostruito dall’indagine del pm Andrea Laurino, i due sfruttatori acquisivano anche un vero potere coercitivo sugli operai, sequestrando di fatto loro i documenti e passaporti, impedendo di fatto qualsiasi ribellione o fuga. 

Una denuncia e un arresto

Alla fine, anche grazie al lavoro dell’Ispettorato territoriale del lavoro di Ancona, che ha analizzato e sviluppato tutti gli aspetti lavorativi e contrattuali, il 25enne è stato arrestato, mentre il 55enne è stato denunciato. L’accusa è l’intermediazione illecita e sfruttamento del  lavoro, ma la polizia contesta loro anche episodi di favoreggiamento  dell’immigrazione clandestina. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Migranti col sogno di un permesso di soggiorno, sfruttati a meno di 5 euro l’ora

AnconaToday è in caricamento