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Cronaca

Appalti Asur truccati, un indagato confessa: «Emettevamo fatture per lavori mai eseguiti»

Le ditte coinvolte creavano fondi neri, liquidando denaro a varie società sportive compiacenti. I soldi infatti rientravano nelle disponibilità degli imprenditori che, per ottenere gli appalti, li usavano per pagare le tangenti ai ganci dell'Asur

«Devo ammettere che le fatture emesse nei confronti dell’Asur Marche per l’esecuzione di lavori che non riguardano l’installazione di impianti elettrici, si riferiscono in realtà a prestazioni da me e dalla mia ditta mai eseguite». Sono queste le parole raccolte dalla Guardia di Finanza di Ancona il 17 Giugno 2014 da parte di uno degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul presunto giro di appalti Asur truccati. Una confessione quella resa da parte di un elettricista anconetano di 33 anni, accusato di truffa e falso in atto pubblico e difeso dall’avvocato Riccardo Leonardi (in foto a destra). Dunque secondo quanto riportato dal ragazzo sotto inchiesta, anche a lui e alla sua ditta veniva chiesto di gonfiare fatture per dei lavori all’Asur che, in alcuni casi, non sarebbero nemmeno mai riccardo leonardi-3esistiti. Un fatto su cui già erano arrivati i militari delle Fiamme Gialle quando, analizzando i fascicoli sequestrati nel corso dell’indagine, avevano notato come ci fosse una certa incoerenza tra la natura della ditta di impiantistica e i lavori effettivamente certificati all’Asur: lavorazioni edili, facchinaggio, tinteggiature e addirittura la rimozione della neve. Tutte commesse che facevano riferimento ad appalti truccati all’interno della azienda sanitaria e che venivano pagati dall’Asur all’imprenditore elettricista. Sempre lui, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, riconsegnava buona parte di quel denaro allo stesso Catalano. Il tutto grazie a quei ganci che, all’interno degli uffici sanitari, mettevano mano ai bandi pubblici affinché i lavori finissero sempre alle imprese giuste. Il dominus di quel rapporto di favori era un geometra anconetano di 60 anni che, difeso dall’ avvocato Jacopo Saccomani (in foto a sinistra), dovrà rispondere di corruzione. Secondo le accuse avrebbe ricevuto non solo tangenti fino a 100mila euro per pilotare gli appalti, ma anche lavori di ristrutturazione in casa propria, cene pagate e viaggi. Così le ditte entravano negli ospedali di Ancona, Osimo, Loreto, Castelfidardo, con la realizzazione di interi reparti, lavori di ampliamenti di Pronto Soccorso, rifacimento di piazzali antistanti i centri ospedalieri. Più spesso con lavori agli impianti elettrici, di condizionamento, idrici e riscaldamento dei locali. Alla fine la maggior parte dei 30 appalti spalmati negli anni 2010, 2011 e 2012, andavano a favorire la Edilcost. Ma anche aziende satellite. Proprio come quella dell’elettricista, diventato da un giorno all’altro imprenditore di una piccola impresa grazie all’interessamento di Catalano. Una cosa di cui il giovane elettricista sarebbe stato più che riconoscente. 

avvocato Saccomani-2FONDI NERI CON LE SOCIETA’ SPORTIVE. Ma come avrebbe fatto il Catalano ad entrare in possesso di denaro corrente per le tangenti? Sempre secondo le accuse, il gioco era molto semplice. Le ditte coinvolte del giro di favori, liquidavano parecchi soldi ad una società di promozione e organizzazione di eventi sportivi che, a sua volta, pagava varie società sportive dell’anconetano, per la maggior parte nell’ambito della pallavolo. Peccato che quei soldi non sarebbero finiti nello sport. Sarebbero invece rientrati nelle disponibilità degli imprenditori che li usavano per pagare le tangenti. E il cerchio si chiudeva. Tanto che l’inchiesta del pm Paolo Gubinelli partì nel 2013 proprio a seguito dalla segnalazione delle banche, dopo che queste avevano evidenziato attività finanziarie anomale dalla Edilcost a quelle società sportive: in realtà mere coperture per filtrare il giro di denaro. 

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