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Cronaca

Grandi Opere, "passante di Ancona": aperta un'inchiesta dall'Autorità Anticorruzione

Dai fascicoli fatti arrivare al Movimento 5 Stelle, emerge come il piano per giustificare l'opera si basi su dati fantasiosi. L'Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone ha aperto un'inchiesta. A riportare la notizia "Il Fatto Quotidiano"

ANCONA - Il piano per giustificare il "passante di Ancona" si baserebbe su dati fantasiosi. E' quanto emerge dalle carte segretate, fatte arrivare da un burocrate ignoto, al Movimento 5 Stelle. Per questo sulla vicenda, l'Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone ha aperto un'inchiesta. A riportare la notizia "Il Fatto Quotidiano".

Tutto è iniziato con una busta anonima fatta arrivare alla deputata M5S Donatella Agostinelli, contenente documenti riservati del ministero. Dopo le interrogazioni all'allora ministro Lupi, lo scontro tra i ministeri dell'Economia e delle Infrastrutture e l'intervento di Cantone c'è stata l'ammissione dei general-contractor della bretella autostradale (Salini-Impregilo, Astaldi, Pizzarottti e Itinera del gruppo Gavio), che non hanno potuto far altro che confermare che quel project-financing non è più sostenibile.

L'OPERA. L'idea era di collegare al meglio il porto dorico con l'autostrada A14. L'Anas dopo aver inserito l'opera nei suoi piani dal 2003, nel 2007 chiede ai costruttori di farsi avanti con proposte di project-financing: il privato costruisce l'opera a sue spese ed in cambio riceve una concessione di 35 anni durante i quali, con gli incassi, si ripagherà l'investimento. L'anno dopo diventa concessionario la società Passante Dorico, guidata da Salini-Impregilo con il 47% e con a capo Michele Longo, già presidente di CavToMi (alta velocità Torino-Milano), Cavet (alta velocità Firenze-Bologna) e Iricav Due (alta velocità Verona-Padova). Secondo le prime stime si tratta di costruire una bretella autostradale di oltre 10 km che costa (nel 2005) 480 milioni di euro.

Il piano economico finanziario mostra la totale sostenibilità dell'opera, prevedendo come solo nel primo anno di traffico i ricavi siano 47 milioni, cioè circa 4,4 milioni a chilometro, il quadruplo rispetto a quanto incassa la rete autostradale italiana. Per sostenere tali introiti si prevede che a pieno regime, sulla bretella passino oltre 16 milioni di veicoli l'anno, destinati nel 2045 ( a fine concessione ) a diventare 22 milioni.

L'investimento iniziale, come abbiamo detto, è di 480 milioni di euro (tutti privati). Secondo le stime si potranno incassare in 30 anni, circa 2.4 miliardi di pedaggio che con i 400 milioni di interessi alle banche, permettono di avere un guadagno del 7.83% all'anno sul capitale investito. Il piano economico viene asseverato da un team di banche (Mediobanca, Unicredit, Intesa, Bnl, Royal Bank of Scotland) che "ne attestano la coerenza nel suo complesso". Il perchè di tanto ottimismo? Perchè se le cose non andranno come previsto, verrà chiesto allo Stato di tappare i buchi, rivalendosi di riflesso sui contribuenti.

LA CONVENZIONE. Il 18 dicembre del 2013, Mauro Coletta, da dieci anni capo della Struttura di vigilanza sulle concessioni autostradali, firma con Longo la "convenzione di concessione" (la stessa che il burocrate ignoto ha fatto arrivare alla Agostinelli). La stessa deputata lo invia al consigliere comunale Andrea Quattrini con la preghiera di farlo arrivare al sindaco Valeria Mancinelli. L'assessore alla Viabilità Simonella scrive a Coletta chiedendogli se la convenzione è "conforme all'originale". La risposta che riceve l'assessore ha dell'incredibile: "la convenzione deve essere ancora controfirmata dal ministro dell'Economia e registrata dalla Corte dei Conti e ciò ne esclude, la legittima conoscibilità". Nella convenzione, che secondo Coletta ha una carenza di "legittima conoscibilità", ci sono delle stranezze, che puntualmente la Agostinelli segnala al Dipartimento del Tesoro e alla Ragioneria dello Stato.  Il Tesoro dopo alcune riunioni, scrive che nella convenzione ci sono delle criticità e che se si firma un contratto a fine 2013 sulla base di un piano economico finanziario del 2007, "ne consegue che il progetto con ogni probabilità non risulterebbe finanziabile, e rivedere il Pef dopo la firma potrebbe determinare oneri non quantificabili alla finanza pubblica."

Per questo il ministero dell'Economia ha imposto e dettato un atto integrativo alla convenzione dove la "Passante Dorico spa" dovrà rifare il Pef e proporlo al Cipe insieme al progetto definitivo.  Se il governo poi non lo riterrà convincente i Salini, Impregilo, Astaldi, Pizzarotti e Gavio non prenderanno neanche un euro. 
Il morale della favola? Senza le carte segretate fatte arrivare dal burocrate ignoto, a questo punto i lavori sarebbero proseguiti con penali e costi fuori controllo.

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