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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Porto / Via Enrico Mattei

MAI PIU' MORTI SUL LAVORO

50 persone hanno partecipato al sit-in organizzato dalla Fiom e dalla Cgil per ricordare Alam Magbaul, il 41enne bengalese morto tre settimane dopo l'incidente ai cantieri Isa

Le rose rosse sporgono dalle tasche di cappotti e tute prima di essere lanciate davanti all’ingresso dei cantieri Isa Palumbo. Sulle inferriate dell’azienda qualcuno ha legato una fascia nera in segno di lutto e il grido di 50 persone tra operai e rappresentanti sindacali è unanime: «Non si può morire sul lavoro». Il sit-in organizzato stamattina dalla Fiom e dalla Cgil ha voluto ricordare Alam Magbaul, l’operaio bengalese morto lo scorso 13 novembre dopo oltre venti giorni di agonia. Il 20 ottobre stava dipingendo lo scafo di un’imbarcazione quando il ponteggio sul quale era seduto ha ceduto, rovinando a terra e portando con sé sia Alam che altri tre colleghi rimasti feriti.

Il giorno del dolore e della rabbia

Oggi è stato il giorno del ricordo e della rabbia. A lanciare l’urlo di dolore è stato Marouf, operaio in un altro cantiere ma amico del 41enne: «Siamo lavoratori, non siamo animali. I cantieri devono aumentare la protezione e la sicurezza, domenica andrò a salutare il mio amico che lunedì verrà riportato nel suo Paese. C’è una famiglia che soffre e quello che è successo è molto grave». Un gruppo di operai sorregge uno striscione rosso con la scritta “Hai lasciato la tua vita per un lavoro senza diritto alla sicurezza e alla dignità”. Pochi passi più in là c’è Tiziano Beldomenico, segretario generale Fiom di Ancona: «Quando succedono queste cose è sempre l’anello più debole che paga, in questo caso un lavoratore extracomunitario che non farà ritorno a casa con le sue gambe ma dentro una bara. Non rivedrà i suoi famigliari per negligenza di qualcuno e per il risparmio sui costi della sicurezza. Parliamo di un lavoratore morto e di altri tre che si sono salvati per miracolo e quell’impalcatura non era a norma». Durissimo il commento del segretario regionale della Fiom Giuseppe Ciarrocchi: «Queste cose succedono quando cala il silenzio sui diritti, sulle condizioni del lavoro e su chi deve farle rispettare. La nuova proprietà di questo cantiere ha creato un clima di sudditanza e il degrado arriva a far succedere cose gravi come quella che è successa a Alam. C’è una responsabilità che richiama tutti quanti noi e tutti i lavoratori che oggi non hanno avuto nemmeno il coraggio di uscire per fare un cordoglio insieme a tutti gli altri»

Il sit-in davanti ai cantieri Isa

Il cordoglio del Comune

Poco prima delle 11 il picchetto è stato raggiunto da una delegazione del Comune di Ancona. Il presidente del Consiglio comunale Simone Pelosi ha temporaneamente lasciato la seduta in corso al Palazzo degli Anziani insieme al vicesindaco Pierpaolo Sediari e ad alcuni consiglieri. C’erano Francesco Rubini e Stefano Crispiani (Sel-Ancona Bene Comune), Loredana Pistelli (Capogruppo Pd) e Francesco Prosperi (Movimento 5 Stelle). «Non si fa mai abbastanza, non si può morire sul lavoro, i controlli devo essere più stringenti e la sicurezza garantita in tutte le sue manifestazioni» ha detto Sediari. «La vicinanza si testimonia a parole ma andrebbe testimoniata anche nei fatti. Significa che noi dobbiamo essere in grado di fare di tutto e di più affinché migliorino le regole sulle condizioni di lavoro negli appalti. Voglio sperare, ma la speranza lascia lo spazio alla concretezza, che queste cose non succedano più». Anche Pelosi manifesta il cordoglio del Comune, garantendo un’attività incessante sul tema della sicurezza sul lavoro: «Con i capigruppo abbiamo preso l’impegno nelle prossime settimane di fare un ulteriore momento di riflessione sull’argomento, vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni a tutti i livelli perché su questo tema c’è ancora molto da fare». 
 

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