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Carcere, i detenuti potranno coltivare l’olivo e la vite

L'accordo prevede utilizzo di mezzi agricoli, olivicoltura e viticoltura per i detenuti ed ex detenuti di Barcaglione e Montacuto, e Macerata Feltria. Iannace: un aiuto per il reinserimento

Firmato oggi in Regione un protocollo d’intesa con il Provveditorato per la formazione e lo svolgimento di attività lavorative nel settore agricolo, da parte di detenuti o ex detenuti.
Il progetto coinvolge i due istituti penitenziari di Ancona, Barcaglione e Montacuto, e Macerata Feltria, dove sono stati già improntati strumenti e attrezzature  inerenti la formazione e il lavoro nel settore agricolo.
In particolare a Barcaglione le attività riguardano l’olivicoltura e l’utilizzo dei mezzi agricoli, mentre a Montacuto, considerata la vocazione dell’area, ci si occupa di viticoltura.
A Macerata Feltria, infine, spazio ad apicoltura e vivaismo.

“Obiettivo prioritario della Regione – ha detto il vice presidente e assessore all’Agricoltura, Paolo Petrini - è l’inclusione e la coesione sociale, le risorse e i trasferimenti sono sempre più scarsi su questo versante, ma proseguiamo tenacemente su questa strada. Mettiamo a disposizione l’esperienza e la competenza dell’Assam e del Servizio regionale Agricoltura per la formazione e per il recupero di chi si trova in esecuzione o di quanti hanno già scontato la pena. Un modo per dare opportunità di reinserimento sociale, in un settore che consente di stare a contatto con la natura e toccare con mano il prodotto del proprio lavoro”.

“Il settore agricolo marchigiano ha bisogno di manodopera e spesso fatica a trovarla. Professionalizzando i detenuti o ex tali, si dà un’opportunità di riscatto a questi e un supporto al comparto”, ha detto il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Raffaele Iannace.

Positivo anche il commento della Coldiretti Marche: “Il progetto promosso da Regione e Amministrazione penitenziaria per il coinvolgimento di detenuti ed ex detenuti nell’attività agricola conferma il ruolo dell'agricoltura come nuova frontiera della cooperazione sociale.”
 

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