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Psicologia della notizia

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A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

Che turista sei? Ecco chi siamo a seconda delle vacanze che scegliamo

La psicologia del turismo fornisce alcune indicazioni sul perché si scelga di fare un tipo di vacanza più abitudinaria o una più movimentata

Molti di voi avranno già fatto la loro vacanza è c’è chi invece ancora la dovrà fare. Alcuni di voi avranno pianificata il viaggio già da mesi mentre altri avranno prenotato il giorno prima della partenza. Alcuni andranno al mare, altri in montagna e altri ancora in città, c’è chi farà pochi chilometri e chi arriverà dall’altra parte del mondo ed infine chi la vacanza non la farà per niente. Che cosa determina la scelta del luogo e soprattutto cosa influenza la scelta dei tipi di attività che saranno svolte durante le vacanze?

La psicologia del turismo fornisce alcune indicazioni sul perché si scelga di fare un tipo di vacanza più abitudinaria o una più movimentata.

Partiamo dal “turista pigro” o abitudinario, cioè quel tipo di turista che ogni anno si reca sempre nello stesso posto, magari nello stesso albergo o casa in affitto, oppure che, nonostante attraversi l’oceano, poi ricerca all’interno di villaggi turistici standardizzati dove ricerca la quotidianità di sempre come ad esempio mangiare un bel piatto di spaghetti, bere un caffè espresso e avere la possibilità di leggere la Gazzetta dello Sport. Dal punto di vista psicologico questo tipo di turista ha bisogno di tenere la situazione sotto controllo, ha una personalità difensiva e ha bisogno di aver confermate le sue aspettative. Per questo va sul sicuro, su quello che già conosce e che sa non lo potrà deludere; non cerca esperienze ma conferme e rassicurazioni. (Di Pietro, 2015). Il turista pigro non è chi non vuole far nulla durante le vacanze, infatti in molti villaggi turistici sei obbligato a fare miriadi di attività anche se controvoglia, ma è la persona che ha la necessità di veder soddisfare i bisogni di base come i bisogni fisiologici, ad esempio mangiare quante volte voglio all inclusive, e il bisogno di sicurezza, ad esempio non rischiare la vita in posti sconosciuti e sapere ogni giorno, per alcuni ogni anno, chi siederà di fianco a lui durante il buffet (Maeran, 2009). Inoltre deve soddisfare il bisogno di appartenenza legando la propria vacanza a luoghi o esperienze piacevoli del passato andando a rinforzare e a mantenere la propria identità. In altre parole il turista pigro può essere una sorta di eroe moderno che viaggia non per moda o perché alla perenne ricerca di nuove “esperienze” ma perché impassibile alla corrente dominante e fedele solo alle proprie personali preferenze (Zannutti, 2015).

Dall’altro lato abbiamo invece il “turista viandante” che ha bisogno del contatto con la natura, di essere affascinato da essa e con il desideroso di esplorarla. Il turista avventuroso ha diverse molle che lo spingono a scegliere una vacanza di questo tipo. Innanzitutto ha un carattere più competitivo; è desideroso di sfidare se stesso e di conseguenza gli altri e di poter dire “ci sono riuscito”. Durante una camminata bisogna focalizzarsi sui bisogni primari (fame, sete, temperatura corporea) che normalmente diamo per scontato. Inoltre, si deve conoscere il proprio corpo e i propri limiti così da poterli superare e raggiungere un successo personale che porta a un aumento della propria autostima e autoefficacia (Zannutti, 2015). Chi sceglie questo tipo di vacanza, fatta di escursioni, passeggiate e scarpinate, oltre ad avere benefici quali ridurre lo stress, la depressione e aumentare il senso di benessere (Marselle, 2014), ha modo “ricaricare le pile”. Gli psicologi hanno spiegato questa esperienza comune di chi frequenta posti naturali con la teoria della rigenerazione dell’attenzione (Kaplan & Kaplan, 1989). Esistono due tipi di attenzione quella focalizzata e quella distribuita. La prima si riferisce all’attenzione che utilizziamo quando svolgiamo un compito non particolarmente interessante (ad esempio a lavoro) su cui per concentrarci dobbiamo cercare di non farci distrarre da stimoli più interessanti (ad esempio un messaggio di WhatsApp). Questo alla lunga porta affaticamento e stanchezza poiché è richiesto uno sforzo cognitivo costante e impegnativo. Viceversa l’attenzione distribuita è quella che mettiamo in gioco quando vaghiamo senza porre particolare attenzione a quello che abbiamo intorno, ricevendo continuamente nuovi piccoli e piacevoli stimoli non invasivi che suscitano la nostra curiosità (ad esempio un fruscio di alberi, lo scorrere di un ruscello). Il lasciarsi andare all’esplorazione e lasciarsi guidare dal fascino di ciò che ci circonda aiuta a scaricare le tensioni accumulate durante lo svolgimento di compiti che richiedono molta attenzione e a ricaricare le capacità cognitive per poter, quando sarà di nuovo necessario, utilizzare nuovamente l’attenzione focalizzata.

Dove, come e quando dovremmo svolgere delle passeggiate “ricaricanti” durante le nostre vacanze? Lo psicologo De Young (2013) ci suggerisce:

Dove? Il paesaggio non deve essere troppo pieno di stimoli altrimenti non avremo tempo di pensare a noi stessi e riordinare i pensieri. Anche un paesaggio urbano se equilibrato e non invasivo di stimoli può svolgere questo ruolo;

 Come? Se lo scopo è ritemprarsi e ricaricare le pile dobbiamo camminare da soli. La compagnia è bella ma a volte indirizza la nostra l’attenzione su determinati argomenti e quindi non da modo di ricaricarci;

Quando? Siamo noi i giudici della nostra stanchezza mentale, sappiamo solo noi quando abbiamo la necessità di farci una passeggiata.

Il turista pigro e il turista viandante sono due facce della stessa medaglia; sono una metafora del ritrovare se stessi. Il primo tramite la consapevolezza della propria identità; il secondo tramite una riscoperta e un arricchimento della stessa.

William Sbacco - Dott. in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni / formatore Poliarte e collaboratore di IPSE Ancona

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