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Giovedì, 18 Aprile 2024
Psicologia della notizia

Psicologia della notizia

A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

Terremoto: risvolti psicologici dell’abbandono delle proprie terre

Sono passati ormai mesi dall’ultimo terremoto. Molti uomini, donne e bambini dei territori colpiti dal sisma hanno abbandonato la propria terra. In attesa della costruzione dei moduli abitativi, prevista per la primavera, molti sfollati si sono trasferiti nelle strutture ricettive sulla costa, altri si sono sistemati autonomamente in affitto in altri comuni del territorio meno colpiti dai danni delle scosse.

Ma cosa è rimasto di Visso, Pievebovigliana, Caldarola, Camerino, San Severino Marche, Tolentino, Castel Sant’Angelo sul Nera dopo il disastro sismico?

Case inagibili abbandonate per  danni, case agibili abbandonate per la paura. Borghi e piazze fantasma, vie e strade vuote, negozi e attività chiuse. Sono rimasti luoghi in cui tutto è silenzioso, deserto, scolorito. Il terremoto non sconvolge soltanto il presente, con macerie e perdite, ma minaccia di distruggere la storia passata e futura di un paese. Il 2016 ha lasciato ferite profonde nei territori, ferite provocate dagli abbandoni. L’abbandono di una terra ha ripercussioni sulla società ma anche sulla persona.

Il distacco forzato comporta una profonda crisi negli individui. Crisi scaturita dalla rottura di un equilibrio che, nella sua precarietà, era stato faticosamente immaginato nei primi tempi dell’emergenza. Il periodo vissuto in tenda, camper, alloggi di fortuna aveva permesso a molte persone di pensare ad un futuro, certamente diverso dopo il terremoto, ma almeno nello stesso luogo. Il “futuro pensato” non è divenuto realtà per tante famiglie, che a causa delle continue scosse, dei grossi danni, dell’emergenza neve si sono spostate in massa, lasciandosi alle spalle interi paesi spopolati.

Ogni crisi comporta un'esperienza di rottura, di separazione, di lacerazione dalla propria storia. Accettare l’idea di partire e lasciare la propria terra, anche quando non sembrano esserci alternative, non è mai facile. Da questo presupposto non si può prescindere!. Molti anziani, inizialmente, si sono rifiutati di lasciare la propria casa, il proprio paese. Ad un’età matura è molto complesso immaginare, qualora fosse possibile, di poter ritornare dopo anni e vedere una realtà diversa che costringe a vivere un nuovo, grande cambiamento. L'esperienza di abbandono del proprio luogo assume connotati diversi in relazione all'individualità (caratteristiche personali, età, fragilità preesistenti). Di per sé è una fase transitoria, che obbliga ad una riorganizzazione della propria vita, delle relazioni, dell'intero sé e per questo comporta intensi stati di stress e angoscia.

La vita di una persona che lascia il proprio paese subisce radicali mutamenti esterni (una nuova casa, un nuovo contesto sociale, una nuova rete di conoscenze) che si ripercuotono inevitabilmente anche sull'interiorità della persona. L’individuo giunto in un luogo nuovo sperimenta, quella che viene definita, la nostalgia dell’emigrato “una vera e propria condizione psicologica, fatta dal rimembrare i ricordi più belli che hanno caratterizzato l’esistenza in quella terra”. Da questo scenario di ricordi e sentimenti nostalgici possono emergere: confusione, spaesamento e insoddisfazione che vanno, ovviamente, sommate al trauma per il terremoto e al dolore per quanto perso. La nostalgia se vissuta in modo intenso, diventa un sentimento doloroso che può sfociare in un disagio psicologico. Tali situazioni, andrebbero gestite e affrontate da professionisti esperti: psicoterapeuti e psicologi dell’emergenza, attraverso percorsi di supporto al fine di prevenire situazioni conclamate di sofferenza.

Dr.ssa Eleonora Strappato: Psicologa del lavoro; Psicoterapeuta cognitivo-costruttivista in formazione; collaboratrice di IPSE Ancona
Vuoi contattare gli psicologi di IPSE Ancona? Scrivi a: ipse@poliarte.org   

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