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Venerdì, 19 Aprile 2024
Psicologia della notizia

Psicologia della notizia

A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

Fascino ed ansia del nuovo anno, la psicologia delle previsioni 2018

Tempo di bilanci ma anche di speranze per il nuovo anno. Immancabili, stanno per arrivare le previsioni su ciò che ci aspetterà nei prossimi 365 giorni

Gennaio, giorno 2. Tempo di bilanci ma anche di speranze per il nuovo anno. Immancabili, stanno per arrivare le previsioni su ciò che ci aspetterà nei prossimi 365 giorni. Si va dalla politica, italiana e internazionale, al meteo, fino naturalmente all’astrologia, alla finanza, al calcio.

Gli influencer di ogni settore saranno intervistati per dire la loro sull’anno che verrà e proiettarci nell’aspettative di un 2018 pieno – ci sarà da scommetterci – di particolarità, stranezze e fatti (stra)ordinari. Non è infatti la normalità ad attirare l’attenzione del pubblico – e nemmeno una piccola oscillazione da essa come in realtà poi avverrà - ma l’allerta verso qualcosa di molto lontano da ciò che abbiamo già vissuto.

Perché siamo così attratti da tutte queste notizie che delineano come sarà questo nuovo anno? Perché i media si soffermano così tanto su questo genere di argomenti? Per rispondere a queste domande è necessario approfondire varie teorie psicologiche per capire che, nel bene o nel male, agiscono per semplificarci/orientarci nella vita. Il primo aspetto, sicuramente determinante in questo processo, è rappresentato dalla grande attenzione che il lettore rivolge a notizie di questo genere. Questi argomenti riescono a superare il filtro della nostra coscienza/razionalità e, in un ambiente formato da tanti stimoli ambientali e comunicativi, preferiamo tali contenuti perché hanno, ahimè, una certa rilevanza (vedremo i motivi in seguito).

Senza per forza creare dei “titoloni”, notizie riguardanti l’anno che verrà riescono a ricevere attenzione per via del fascino rappresentato dall’importanza del “nuovo anno” sotto la sfera personale e sociale, e la sua relativa ansia generata da obiettivi, sogni e “buoni propositi” che tutti facciamo. Strettamente legato all’attenzione, non possiamo che non menzionare anche la curiosità (o tendenza esplorativa), che rappresenta l’esigenza di elaborare informazioni nuove e il desiderio di conoscenza in generale. Immersi nel presente, abbiamo la necessità di sapere cosa avverrà in futuro e, perché no, avere un “assaggio” di cosa sarà il nuovo anno. Considerando che le previsioni più gettonate sull’anno che verrà sono a livello astrologico e finanziario, l’occasione è buona per ricordare quelli che sono gli effetti di una credenza, bufala o verità che sia.

Le previsioni, come tutte le credenze, sono in grado:

- da un lato, di ordinare e semplificare la realtà e il non noto - riducendo le risorse cognitive di cui avremmo bisogno per conoscere o per immaginarci qualcosa che non sappiamo – e allo stesso tempo di rassicurarci,

- dall’altro di generare l’Effetto Pigmalione (o Effetto Rosenthal).

Questo effetto indica che l’essere umano è estremamente sensibile ad influenzare (e influenzarsi) a seconda dell’informazione di cui viene a conoscenza. Preso atto di una previsione il soggetto agisce per confermare tali congetture piuttosto che screditarle. Secondo l’effetto della “profezia che si autorealizza”, la supposizione si genera per il solo fatto di essere detta.

Già da queste ultime righe emerge la positività e negatività di tutte le previsioni che vengono (e verranno) fatte: se negative infatti (come quelle finanziare, occupazionali ed economiche) possono generare nell’individuo del timore sul nuovo anno e, di conseguenze, alimentare un comportamento di passività tale da generare la previsione.

Dott. Daniele Orazi – Psicologo delle organizzazioni e del marketing / Ricercatore di marketing / Collaboratore dell’Istituto Europeo di Psicologia e di Ergonomia Vuoi contattare gli psicologi dell’IPSE? Scrivi a ipse@poliarte.org

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