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Venerdì, 19 Aprile 2024
Psicologia della notizia

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A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

La perdita di una persona cara, come gestire l’elaborazione del lutto

Il lutto non è una malattia, ma un’esperienza carica di sofferenza. Quando si perde una persona cara, parliamo di cordoglio e di lutto come se fossero due sinonimi, in realtà il cordoglio è il processo di reazioni sperimentato da chi vive una perdita e coinvolge la sfera cognitiva, emotiva e comportamentale della persona. Invece, il lutto fa riferimento al tipo di perdita associato alla morte e include, oltre al cordoglio, un insieme di pratiche esterne, di natura culturale, sociale e religiosa che l’accompagnano. In sintesi, il cordoglio è la risposta emotiva suscitata dal dolore di una perdita; quando il cordoglio assume anche segni visibili esterni, comportamenti sociali e ritualità religiose, viene chiamato lutto.

Il dolore che si prova quando si perde una persona cara viene vissuto in maniera soggettiva, ma può essere influenzata da diversi fattori come per esempio le circostanze che hanno portato al decesso, il grado di prevedibilità per cui è avvenuto, le caratteristiche personali e relazioni di chi subisce il lutto, le risorse presenti dentro di sé e nel contesto. Il lutto è un processo scandito da fasi che si intersecano e si sovrappongono continuamente, rendendo così difficile il superamento del lutto stesso. La prima fase è quella dello stordimento: caratterizzata da una fase iniziale di shock per la perdita subita e di incredulità seguita poi da rabbia e angoscia. Successivamente vi è la fase dello struggimento e della ricerca della persona persa (fase della disperazione) nella quale la persona rimugina sull’accaduto e alterna momenti di ansia a momenti di rabbia e auto rimproveri. In questa fase la persona può accettare l’irreversibilità della perdita e procedere nell’elaborazione del lutto. Da qui, avviene il riconoscimento della perdita come permanente. Emerge un senso di disperazione, apatia, isolamento sociale, mancanza di progettualità. A questo si associano difficoltà del sonno, disturbi dell’alimentazione, difficoltà di concentrazione. Infine, si assiste a una fase di riorganizzazione, ovvero a una situazione di recupero graduale della propria quotidianità grazie anche alla riduzione del dolore. Così il ricordo della persona amata rimane comunque doloroso, ma viene vissuto diversamente a volte ricordando anche con un sorriso sul volto come era e cosa faceva in vita.

Essendo fasi non ben nette, non è per tutti facile e possibile il compimento di questo processo in tempi veloci e in termini positivi. Talvolta si rimane bloccati per un lungo tempo poiché non si riesce ad accettare l’accaduto. Vivere un lutto implica sicuramente tanta fatica poiché la persona è costretta ad affrontare sensazioni negative come il dolore, la rabbia, la tristezza. Emozioni forti che alcune persone per paura di provarle preferiscono evitarle e lasciarle nascoste dentro di loro. Facendo così però si rischia di ottenere l’effetto contrario: aumenta la tensione psicologica, si amplificano i sentimenti negativi con conseguente difficoltà a elaborare il lutto. Questo comporta il passaggio da un lutto normale a un lutto patologico caratterizzato da apatia, indifferenza verso tutto e tutti, insensibilità agli stimoli e al dolore.

Per avviarsi all’elaborazione del lutto possiamo porre delle riflessioni. Importante, anche se difficile, trovare un senso alla perdita subita:  che significato potrebbe avere questa perdita nella mia vita? come può aiutarmi a conoscere meglio me stesso? Un altro aspetto importante è la gestione del senso di colpa che spesso emerge in seguito alla morte: ci ritroviamo a incolparci per cose mai dette o mai fatte alla persona persa. Infine, il lutto non termina con la cicatrizzazione della ferita. Dall’evento dobbiamo essere in grado di riprendere la nostra vita con più forza (resilienza) e di mantenere in noi l’amore verso la persona che abbiamo perso. Così, il processo di elaborazione del lutto avverrà in maniera meno dolorosa.

Dr.ssa Valeria Catufi Psicologa clinica, Psicologa dell’emergenza, Psicoterapeuta CBT in formazione – collaboratrice di IPSE Ancona

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