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Psicologia della notizia

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A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

Dipendenza da smartphone, cos'è e come possiamo riconoscerla

Nella nostra epoca moderna si sente spesso parlare di nuove strane dipendenze: gioco d’azzardo patologico, dipendenza da TV, da internet, shopping compulsivo… Ma di che cosa si tratta? Quando si parla delle nuove dipendenze patologiche non si fa riferimento all’abuso di sostanze, ma a comportamenti disfunzionali e problematici riferiti a oggetti, attività, stili di vita, gestione del tempo ecc. Il comportamento in questione diventa centro dell’esistenza, nel senso che per il soggetto dipendente niente ha più valore al di fuori di esso. Come nelle varie dipendenze, generalmente all’inizio l’individuo è convinto di potersi fermare da solo appena lo desidera, poi ad un tratto percepisce la propria impotenza di fronte all’oggetto o a quel comportamento di cui è ormai diventato dipendente.

Ad oggi, basta guadarsi intorno, in particolare tra i giovani per capire quale sia una delle dipendenze più diffuse. Si tratta della nomofobia, ovvero la dipendenza da smartphone, meglio conosciuta come sindrome da disconnessione. La parola infatti è costituita dal prefisso no-mobile e dal suffisso fobia e si riferisce alla paura di rimanere fuori dal contatto di rete mobile.

La nomofobia è caratterizzata da ansia, nervosismo, disagio e angoscia causati dal fatto di essere disconnessi con un telefono cellulare o un computer. Immaginiamo ad esempio di chiedere ad un ragazzo, magari adolescente, cosa succederebbe se si trovasse senza cellulare, quasi sicuramente ci direbbe che prova ansia e che ha paura di perdersi qualcosa, magari un messaggio, una chiamata o una notifica dalla rete. In questo modo si sviluppa facilmente un meccanismo di dipendenza, del tutto analogo a quello presente in caso di assunzione di sostanze. In situazioni estreme si può arrivare a sperimentare effetti fisici simili ad un attacco di panico come mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, tachicardia, dolore toracico o nausea.

Come facciamo a riconoscere una persona che presenta questa sindrome? Per prima cosa l’individuo con nomofobia generalmente usa il proprio cellulare per molto tempo durante la giornata, assicurandosi sempre che sia carico e che ci sia credito necessario per svolgere ogni operazione. Spesso tiene accesso il dispositivo anche durante le ore notturne, magari svegliandosi per controllare la ricezione di messaggi o notifiche. Un altro comportamento è quello di usare il cellulare perfino in posti inadatti, nonostante venga richiesto di spegnerlo. Logicamente anche da un punto di vista neuropsicologico tale abuso è negativo, il soggetto infatti sottoponendosi a continue immagini e suoni va incontro ad un sovraccarico cognitivo che può portare ad un peggioramento di alcune capacità come la memoria e l’attenzione.

Va dunque sottolineato che questo utilizzo sbagliato ed improprio del cellulare potrebbe provocare non solo enormi divari fra le persone, ma anche portarle a chiudersi in se stesse, sviluppare insicurezze relazionali, alimentare paura del rifiuto e a sentirsi inadeguate e bisognose di un supporto anche se esterno e fine a se stesso (Lacohèe H. at all., 2003).

È giusto ammettere che il cellulare e internet hanno facilitato moltissimo la comunicazione e la diffusione di informazioni, per cui vietarne l’utilizzo risulta eccessivo, ma è assolutamente importante ricordare di farne un uso corretto evitando di cadere nel vortice della dipendenza.

Dott.ssa Serena Rabini: Psicologa clinica, Psicoterapeuta in formazione Cognitivo-Comportamentale, docente di psicologia alla Poliarte Ancona, Psicologa IPSE Ancona

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