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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Psicologia della notizia

Psicologia della notizia

A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

Perché ci interessiamo dell’oroscopo? La psicologia di una credenza

“Tu di che segno sei?”. A tutti è capitato di rispondere ad una domanda del genere o, perché no, di esserne promotore. A tutti ugualmente è capitato di buttare l’occhio nell’ultima pagina del giornale per interessarsi del destino temporale del proprio segno o di prestare particolare attenzione all’approfondimento astrologico in televisione.

La popolarità (e il fascino) dell’oroscopo è elevatissima. Che ci si creda o meno, è sufficiente constatare che ognuno è a conoscenza del proprio segno zodiacale per capirne la sua diffusione.

Perché però alcuni si affidano alle capacità profetiche delle stelle al cospetto di altri scettici? Quali sono i motivi psicologici che si celano dietro queste credenze?

Innanzitutto, l’oroscopo, così come tutte le altre credenze popolari, ci permette di ordinare la realtà e di semplificarla, riducendo le risorse cognitive impiegate nella conoscenza. Ridurre ad esempio la complessità delle persone ad un elenco di caratteristiche attribuite genericamente al loro segno zodiacale ci permette di limitare l’impegno e la “paura dell’ignoto”.

In un certo senso veniamo rassicurati dalla previsione astrologica e questo vale sia se ci riferiamo agli altri che a noi stessi. “Indossando” il segno zodiacale inseriamo infatti noi stessi in un profilo personale predefinito e contraddistinto da caratteristiche generiche e positive. Entrati inoltre in questo profilo personale, tendiamo maggiormente a:

  • ricordarci quelle peculiarità di personalità che concordano con la credenza che abbiamo di noi stessi;
  • interpretare l’oroscopo adattandolo a ciò che si sta vivendo (o a ciò che si desidererebbe vivere).

Secondo lo psicologo Bertram R. Forer le persone che credono agli oroscopi subiscono facilmente l’effetto di convalida soggettiva (o Effetto Forer) per cui, una volta che si è di fronte a un profilo che si crede proprio, si tende a immedesimarsi in esso ritenendolo preciso e accurato, senza accorgersi che quel profilo è abbastanza vago e generico da adattarsi a un numero molto ampio di persone.

Lo psicologo dimostrò la forza dell’effetto consegnando un test di personalità ai suoi allievi, al termine del quale fornì a ciascuno di loro un'analisi della personalità quale risultato del test effettuato.  In seguito, invitò ognuno degli studenti a dare un giudizio, su una scala numerica da 0 (molto scarso) a 5 (eccellente), al profilo fornito, in base a una valutazione dell'adeguatezza del giudizio. Risultato? La media fu di 4,26! Solo al termine Forer rivelò agli studenti che era stato consegnato a tutti uno stesso profilo psicologico, del tutto indipendente ai risultati del test e formulato attraverso una rivista astrologica.

Altre determinanti psicologiche dello sviluppo così massiccio delle credenze astrologiche si possono ricercare nella profezia che si autoadempie o, più nello specifico, nell’ “effetto aspettativa” (o effetto Rosenthal). Una profezia che si autoadempie si ha quando un individuo, a conoscenza di particolari informazioni su se stesso o sull’ambiente, altera il suo comportamento in modo tale da finire per causare degli eventi pronosticati. Questo, ad esempio, rappresenta la spiegazione per cui l’oroscopo mattutino ci sembra a volte profetico della nostra giornata.

Queste tesi psicologiche determinano due esiti dell’oroscopo:

  1. è generatore di influenze su se stessi e può portare individui con bassa percezione di efficacia nella vita a credersi ancora più impotenti di fronte agli eventi e ancor più dipendenti dagli agenti esterni piuttosto che da quelli interni/personali;
  2. è formatore di stereotipi sugli altri, ovvero fa acquisire ad un’intera categoria di persone le stesse caratteristiche psicologiche e di personalità.

Senza particolare allarmismi è quindi bene consigliare di non lasciarsi influenzare inutilmente e senza basi scientifiche da particolari credenze su se stessi e sugli altri.

Pensandoci bene, in una selezione per un determinato lavoro vorremmo mai trovarci di fronte ad un individuo che invece di valutare le nostre competenze e attitudini, basasse le sue considerazioni prendendo come unico fattore di giudizio la nostra data di nascita e il nostro ascendente?

Dott. Daniele Orazi – Psicologo delle organizzazioni e del marketing / Ricercatore di marketing / Collaboratore dell’Istituto Europeo di Psicologia e di Ergonomia

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