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Sentenza sul fine vita, il cardinale Menichelli: «Un medico non prescrive farmaci di morte»

L'ex arcivescovo di Ancona intervistato dal Corriere della Sera: «Lo Stato ha davvero il potere di legiferare sul suicidio? Non tutto ciò che è legale è morale»

«Un medico non può prescrivere medicinali di morte, ma per curare. Deve rispondere al suo giuramento, al suo codice professionale, alla sua coscienza. Lo Stato ha il potere di legiferare sul nascere e il morire?». Dubbi, domande, riflessioni su cui si è soffermato il cardinale Edoardo Menichelli, ex arcivescovo di Ancona fino al 2015, in un’intervista pubblicata questa mattina dal Corriere della Sera.

Oggi il cardinale è assistente spirituale dell’Associazione nazionale medici cattolici e la sua è una voce autorevole sul tema del fine vita, tornato prepotentemente d’attualità dopo la sentenza con cui la Consulta ha aperto al suicidio assistito, stabilendo che chi lo agevola, in casi di particolare sofferenza fisica, non è penalmente punibile e richiedendo, al tempo stesso, un intervento immediato del legislatore. «Di fronte al morire non è vero che dobbiamo sopportare la croce all’infinito, la Chiesa è contro qualsiasi forma di accanimento e di cura sproporzionata - si legge in un passaggio dell’intervista -. Ma se il dolore lo assumiamo come criterio per interrompere la vita, dove cominciamo, qual è la linea di demarcazione?» si chiede Menichelli

Il cardinale aggiunge: «Se si arrivasse ad una legislazione, bisognerà pensarci bene perché aprire strade pericolose è facilissimo, mentre difficile è tornare indietro. Credo che il suicida troverà sempre il perdono del Dio misericordioso, ma un conto è togliersi la vita, un altro è chiedere a qualcuno: fammi morire. Lo Stato ha questo potere? In base a cosa si stabilisce chi deve nascere e chi deve morire? A una convenzione sociale? No, non tutto ciò che è legale è morale. L’unica cosa da fare è dibattere, approfondire e, per chi crede, invocare l’aiuto di Dio». 

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