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«La sanità italiana verso il baratro?» Il grido d'allarme lanciato dal Nursind Inrca

«Stiamo attraversando uno stato di profonda crisi, aggravata da una carenza cronica di personale e da una mancanza di investimenti adeguati», è la denuncia del segretario aziendale Leonardo Pizzolante

«La sanità italiana si trova in uno stato di profonda crisi, aggravata da una carenza cronica di personale e da una mancanza di investimenti adeguati». Il grido d’allarme è lanciato Leonardo Pizzolante segretario aziendale Nursind Inrca, che poi aggiunge: «Negli ultimi anni, oltre 130.000 tra medici e infermieri hanno abbandonato il Servizio Sanitario Nazionale, lasciando un vuoto incolmabile nel sistema. L’esodo degli infermieri rappresenta un'emergenza nazionale. Le condizioni di lavoro precarie, con stipendi bassi, carichi di lavoro eccessivi e scarsa valorizzazione professionale, spingono molti a cercare migliori opportunità all'estero. L'Italia, invece di attuare misure concrete per trattenerli, non sembra in grado di invertire questa tendenza allarmante. Gli infermieri sono una risorsa preziosa, sfruttata e demotivata, il capitale umano è la linfa vitale di ogni sistema sanitario».

Eppure appare evidente che in Italia, il personale è risicato, le condizioni lavorative sono spesso insostenibili, spingendo molti a cercare alternative all'estero o nel privato. Il pubblico soffre si regge a fatica mentre la sanità privata prospera con i cittadini costretti a rivolgersi al privato, spesso con costi non accessibili a tutti. A fronte di un sistema pubblico in difficoltà, la sanità privata avanza. Tesi condivisa dallo stesso esponente del Nursind: «I cittadini, costretti ad affrontare liste interminabili per visite specialistiche e interventi chirurgici, si rivolgono sempre più al privato – dice Pizzolante – alimentando un circolo vizioso che impoverisce il SSN e favorisce le disparità socioeconomiche. La continua riduzione del personale e delle risorse del pubblico, portata avanti a ritmi forsennati, rischia di smantellare l'intero sistema sanitario L'avanzamento del privato, seppur necessario per colmare le lacune del pubblico, non può rappresentare l'unica soluzione».

«La pandemia da Covid-19 – prosegue il segretario – avrebbe dovuto essere un'occasione per rafforzare il SSN, ma le debolezze emerse non hanno portato a cambiamenti strutturali significativi. Un'occasione persa per investire e innovare. Avrebbe dovuto insegnare una lezione: la salute è un bene prezioso che necessita di cure e attenzioni. La radice del problema affonda in anni di mancati investimenti. Negli ultimi 15 anni, il sistema sanitario italiano ha perso ben 40 miliardi di euro, condannando le strutture a vetustà e il personale a lavorare in condizioni disagevoli. La carenza di strutture territoriali efficienti costringe i pazienti ad intasare i pronto soccorso, aggravando tempi di attesa già biblici. Un sistema incapace di rispondere alle esigenze di una popolazione sempre più anziana e fragile».

«Se non si attuerà un cambio di rotta radicale – conclude Pizzolante – il rischio è di ritrovarsi con un sistema sanitario completamente privatizzato, inaccessibile per le fasce più deboli della popolazione. Per scongiurare il collasso del sistema sanitario è necessaria un'azione immediata e decisa. Investimenti significativi, un piano di assunzioni strutturato e misure per il miglioramento delle condizioni di lavoro del personale sono solo alcuni dei passi necessari per risollevare il SSN. Il capitale umano rappresenta la forza motrice di un sistema sanitario efficiente: è tempo di valorizzarlo e di investire nel suo futuro. La politica sanitaria sembra incapace di imparare dagli errori del passato, condannando il sistema ad un declino inesorabile. Se il sistema collassa si perde il diritto fondamentale alla salute».

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