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La sad music come riscatto: «Li rendevo tristi e in quel momento ho capito che funzionavo»

Davide Mandarano, in arte "Pakog" racconta la dolce tristezza in musica

Era un ragazzo grassottello e per questo si chiudeva in sé stesso ascoltando musica. Poi Davide Mandarano ha preso carta e penna e con l’aiuto della melodia ha iniziato a combattere i suoi confitti interiori fino a trovare riscatto. «Quando ho capito che funzionavo? Quando andavo a registrare e la gente mi diceva “Cacchio Davide, mi hai reso triste”- spiega il cantante- voleva dire che avevo colpito, che avevo comunicato un’emozione forte». Oggi Davide ha un nome d’arte, “Pakog”. Un nome da rapper, perché ha sempre guardato a quelli americani e perché a 13 anni ha iniziato a fare battaglie di freestyle sui palchi. La sua è pura “sad music”, quella  tristezza resa dolce da parole e melodie composte non per abbattere stati d’animo, ma per tendere una mano a chi lotta contro i propri demoni. L’amore che va male, la frustrazione, ma anche la quarantena che costringe a prigioni fisiche oltre che interiori. Sono le colonne su cui è nata anche l’ultima fatica, “Pazzi dentro”, dove le “farfalle nello stomaco” sono quelle dell’innamoramento ma anche dell’ansia e dove le “pallottole d’argento” bucano la serenità. «In quella canzone cerco di riflettere la continua lotta contro l’insoddisfazione personale - continua Davide - in questi giorni non possiamo uscire né fisicamente né interiormente e questo ad esempio mi opprime». Il singolo è accompagnato da un videoclip animato su youtube: «Con la Mackaroni, l’etichetta indipendente con cui collaboro, dovevamo fare un video più strutturato ma a causa del lockdown non è stato possibile. Ora stiamo lavorando a un album che dovrebbe uscire a fine estate». 

Davide è nel campo musicale da 10 anni, ma solo negli ultimi due ha pubblicato canzoni tra cui “9.01.2017”: «E’ la data di nascita di mio figlio, una canzone nata in periodo buio in cui non riuscivo a vederlo» oppure “Gin e Cointreau” nella quale immagina di essere un ubriaco in cerca della sua ragazza e che sta avendo successo su Spotify: «Ho sempre fatto sad music, tra gli artisti italiani mi ispiro al primo Gué Pequeno, quello che ti portava dentro al testo con la poesia - spiega Davide- nei miei pezzi non parlo di droga, se non per denunciarne i pericoli, piuttosto parlo di legami falliti o soldi. Tutto ciò che rende schiavi». 
 

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